Stefano Passerotti/Lorenzo Brusci-Timet
Electronic Music
meets a botanic environment. Perspectives on a sonic
town.
Lorenzo Brusci and the Timet collective have been composing
electro-acoustic music for more than 11 years, designing
sounds and music compositions for theatre, dance and
television; performing concerts and setting up installations
all around Europe.
Since the very beginning one of Timet main task has been
to overcome electro-acoustic lack of physicality and
widen its emotional and symbolic reference, participating
in and producing many sound architecture projects and
immersive sound experiences.
In august 2003 Lorenzo Brusci invited Stefano Passerotti,
gardener in Florence, to consider the possibility of
including sounds, music and sonic objects in
the design and realization of gardens and parks.
His main idea was that a naturalistic context and specifically
a garden could represent
a strong embodiment of Timet research and provide a symbolic
dimension to sounds and music
that were usually described as artificial and abstract.
Integrated within the life of the garden, they become
relevant part of a living metaphor, expressing
and enhancing the multilayered complexity of a naturalistic
environment.
The first result of this meeting was the foundation of
Giardino Sonoro La Limonaia dell'Imperialino,
in Firenze, a sonic garden lab where the team is able
to test and
verify the main implications of its sonic garden installative
solutions.
"
...you could interpret our gardens as hypothesis for
a livable sound city, oasis where our ears can learn
how to put in tune and harmonize the noise of the whole
town. A precise stance and a practical contribution to
the sonic planning of a city, representing and exemplifying
the qualitative alternative to the acoustic chaos
measured so far in db invasiveness..." Lorenzo Brusci suggests,
giving hints to guess strong implications of Timet-Passerotti
actual work.
Timet and Stefano Passerotti build their own loudspeakers and find the engineering solutions to obtain the highest
integration between technology and nature; since their
very first commissions they have been paying attention
to plants chromatic cycles, gestures and postures suggested
by sound diffusion through out plant location, plant
sizes and their orientation. Historical uses of plants
have often guided their sonic garden installative work.
"
This is a real beginning. Personally I'm aware
that music composition will be strongly affected by the garden
design and the botanic
living rules and symbolic history. But
the circle of influences is never strictly one way oriented...
garden design is already encountering our acoustic needs... ".
Il team
Timet, artisti del suono & Stefano
Passerotti, giardiniere
in Firenze
Stefano Passerotti – scelte botaniche, piantumazione,
progettazione, installazione generale
Lorenzo Brusci – progettazione, sound design e
composizione sonora complessiva
Mario Bencivenni – analisi storica, scelte botaniche
e progettazione
Marco Veneri – design e realizzazione degli oggetti
sonori nella Serpentina da Via di Soffiano
Filippo Tincolini – design e realizzazione dell’oggetto
sonoro “Simulacro”
Giacomo Bonciolini – design e realizzazione del
Pendolo Sonoro, di un animale/guardiano sonoro meccanico-eolico
Andres Bosshard – co-compositore per l’installazione
della radura nel Selvatico
Paolo Fiumi - progettazione delle strutture in bambù a
protezione dei siti monumentali nella lecceta
Letizia Renzini - vocalità
Andrea de Luca - vocalità
Giovanni Antignano – disegno dell’interazione
sul web Parco Sonoro di Villa Strozzi e installazione
generale
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Il titolo dell'opera
Il parco storico di Villa Strozzi al Boschetto risuona.
Un Parco sonoro fantastico: percorsi di memoria pubblica.
Dedicato alla figura di Luisa Strozzi e all’architetto
Giuseppe Poggi.
I performer dell’evento inaugurale TIMET.
Andres Bosshard
Letizia Renzini
Andrea de Luca
Mirko Guerrini
Mirio Cosottini
Alessandro Fiori
Enrico Gabrielli
Lorenzo Brusci
"Il nostro percorso installativo è un´istanza
ambientale perché non sostitutiva,
bensì integrativa
e conservatrice di tracce paesaggistiche/abitative
storicizzate nel sistema del Parco.
Uno sguardo storico-critico, evidenzia trasformazioni
e stati preesistenti che potrebbero (anche solo virtualmente)
essere riattingibili, riesplorabili, confrontabili; in
quel gioco che fa della simbolicità un´immensa
palestra di stati umani possibili, mai spazi negati,
mai contenuti negati, sempre coesistenti e pluricoincidenti.
La cultura memoriale fiorentina si offre ancora una volta
alle nostre attenzioni tecnologiche ed estetiche, permettendoci
di riaffermare una pratica virtuosa dell´appropriazione
e trasfigurazione dei contenuti storici collettivi.”
La trama dei fatti:
vicende storico-letterarie della famiglia Strozzi e valenze
botaniche che hanno guidato nella concezione installativa.
Villa Strozzi "Al Boschetto" deve il suo aspetto
attuale all´intervento commissionato dal Principe
Ferdinando Strozzi a Giuseppe Poggi nel 1855. A pochi
anni infatti dalla edizione fiorentina del romanzo storico
di Giovanni Rosini che celebrava la figura di Luisa Strozzi
(Firenze, Le Monnier 1850), il cui mito storico aveva
trovato ulteriore consacrazione prima con il dramma di
Giacinto Battaglia (Luisa Strozzi. Dramma storico, Milano,
Angelo Bonfanti, 1839) e quindi con l´opera lirica
allestita nel 1846 al Regio di Parma (musiche di Gualtiero
Sanelli su libretto di Pietro Martini), il Principe volle
trasformare questa sua proprietà agricola, già conosciuta
nel Cinquecento per l´ampia striscia di selvatico
che correva lunga la via Pisana, in una signorile residenza
dotata di nuove fabbriche e di un nuovo parco secondo
i dettami della più aggiornata tradizione del
Landscape Gardening.
La volontà del Principe Strozzi di utilizzare
questa proprietà come rispecchiamento del nuovo
mito romantico prodotto dal romanzo del Rosini e come
episodio celebrativo della antica e nuova grandezza di
uno dei più illustri casati fiorentini è documentata
dall´incarico a Giuseppe Poggi. L'architetto fiorentino
era infatti alla metà dell'Ottocento il più abile
e aggiornato interprete di quell'ultimo sogno di grandeur
della aristocrazia fiorentina. Egli infatti, proprio
in quegli stessi anni, dopo aver realizzato importanti
opere per i Guadagni, gli Antinori da Brindisi, i Poniatowski,
i Favard, aveva realizzato un intervento di analogo spessore
paesaggistico nella Villa alle Forbici del Conte Archinto.
La progettazione dei parchi paesaggistici della Villa
Archinto alle Forbici e della Villa Strozzi al Boschetto
costituì inoltre il più maturo banco di
prova di quell'intervento straordinario a scala urbana
che lo stesso Poggi realizzò appena un decennio
dopo con il parco lineare della Firenze Capitale costituito
dalla nuova passeggiata del Viale dei Colli.
E come il nuovo Viale dei Colli ebbe il suo momento di
massima forza nel piazzale Michelangelo sovrastato dalla
Loggia neocinquecentesca, così il nuovo parco
di Villa Strozzi troverà nella splendida limonaia
il suo baricentro più importante. Non semplice
spazio per la tradizionale funzione di ricovero e conservazione
degli agrumi e dei fiori, ma anche spazio che "avesse
il pregio di un luogo da diportarsi in mezzo a tanta
varietà di piante, prendendo l'apparenza di una
loggia" (G. Poggi).
Dopo i fasti ottocenteschi, la Villa e il Parco all´inizio
del Novecento hanno subito un lento e progressivo processo
di abbandono e di lenta erosione nella loro consistenza.
Infatti cospicui processi di alienazione collegati all'espansione
urbana realizzata a partire dal secondo dopoguerra avrebbero
portato alla distruzione dell'identità storica
e dell'integrità del complesso se, all'inizio
degli anni ´70, a seguito di una vasta mobilitazione
della popolazione del quartiere, l'Amministrazione Comunale
non avesse provveduto all'acquisizione della villa e
del parco per destinarli ad uso pubblico.
Dopo un primo recupero, il parco è stato aperto
al pubblico nel 1974 diventando una presenza sempre più importante
nel sistema di verde urbano dell'Oltrarno.
La sua vicenda più recente è stata caratterizzata
dalle problematiche del suo recupero più completo
e della valorizzazione delle sue stupende caratteristiche
sia botaniche che architettoniche. Queste problematiche
hanno avuto importanti risposte pur se all'interno di
un percorso abbastanza contraddittorio. Dell'ambizioso
e grande progetto per la sede del Museo internazionale
di Arte Contemporanea con apporti porgettuali di Alvar
Aalto, Ignazio Gardella, Carlo Scarpa, Hans Hollein,
Alan Ervin, Richard Meyer e Giovanni Michelucci, si è concretizzato
soltanto il recupero della fabbrica della Limonaia, arrivata
ai nostri giorni in uno stato avanzato di ruderizzazione,
ma con ancora intatto se non accresciuto il suo fascino
tipicamente romantico e la sua funzione di perfetta e
allusiva simbiosi di arte/natura. Questo intervento di
recupero del manufatto per spettacoli ed eventi culturali
dell'estate fiorentina, si caratterizza oggi come un
intervento di insolita pesantezza che ha prodotto sia
il travisamento del significato architettonico originario
che della grande carica di memoria storica che il tempo
ha segnato sulle sue membra.
Mario Bencivenni
Elementi del parco che ospiteranno la nostra installazione.
Il parco della Villa Strozzi al Boschetto è un
sistema simbolico.
Organico, distribuito, espressivo.
Un sistema narrativo, vivente e vivibile, da noi sottolineato
e reinterpretato.
Abbiamo individuato alcuni caratteri paesaggistici e
funzionali che costituiranno gli snodi architettonico-simbolici
dell’installazione.
Vediamoli compiutamente.
1- L´entrata (entrata bassa) da via di Soffiano
e l´ascensione prospettica (radura/massa boschiva,
prova generale del più complesso impianto paesaggistico
del Viale dei Colli) progettata dall´architetto
Giuseppe Poggi (carrozzabile ad andamento sinuoso): è l´accesso
ottocentesco alla Villa.
L´utilizzo da parte del Poggi dei cespugli
di rosa e della siepe di alloro e lentaggine è oggi testimoniato
solo da alcuni segmenti di siepe d´alloro; ciò suggerisce
una traccia originaria per la possibile ristrutturazione
della bordatura del viale.
2- La limonaia come spazio non più adibito alla
funzione originaria di ricovero e conservatory invernale
per le piante più esotiche e pregiate; la scomparsa
della sua funzione di confluenza e irradiamento di tutti
i percorsi del parco; la scomparsa della sua vocazione
a giardino d´inverno, ultimo baluardo manufatto
per la protezione dell´uomo romantico esposto alla
forza naturale del parco.
3- L´intenzione del Poggi -consapevolezza da noi
ripresa e come vedrete esaltata- di congiungere il percorso
paesaggistico ottocentesco con la zona selvatica di origine
cinquecentesca: abbiamo qui riscontrato tracce di temi
iniziatici ed esoterici, un esempio ne sono i reperti
neoclassici di citazione egizia e la loro coesistenza
con temi neoclassico-crepuscolari.
4- La presenza della statua del poeta Petrarca richiama
il tema dell’isolamento del letterato nell’incotaminato
mondo naturale.
5- Il confine ultimo verso la città, in direzione
di Via Pisana; l’invadenza acustica di Firenze è oggi
un fatto estetico irrinunciabile e simbolicamente ineludibile.
Il recentissimo diradamento attuato nella lecceta ha
spostato ancora più avanti questa linea di confine
fra il silenzio parlante del selvatico e il rumore disarticolante della città.
6- L´esistenza di un manufatto dedicato all´osservazione
del cosmo offre suggestioni sullo sguardo aereo applicabile
al percorso boschivo nella zona selvatica. Esso stesso
manufatto in rovina, pericoloso abbandono, può chiamare
su di sé violenze vandaliche, come accaduto del
resto ad altre aree del parco.
7- Il forte significato della continuità di tutti
i percorsi, in relazione con il motivo dell´abbandono
sensuale all´intenso chiaro-scuro immersivo del
Parco.
Il percorso installativo
Uno sguardo storico-critico, evidenzia trasformazioni
e stati preesistenti che potrebbero/dovrebbero (anche
solo virtualmente) essere riattingibili, riesplorabili,
confrontabili.
L´uso di tecnologie simboliche contemporanee si
presta quindi alla formazione di una cultura memoriale
delle vicende storiche abitative fiorentine e alla creazione di un circolo delle idee e delle ipotesi sulla vivibilità e
la rilettura dello spazio su cui siamo intervenuti. Per
una pratica virtuosa dell´appropriazione di contenuti
storici collettivi.
Descrizione del percorso installativo
a- Entrata da via di Soffiano
Nelle bordature del viale di accesso installeremo segmenti
di siepi di alloro/viburno e cespugli di rose; il loro
corrispettivo sonoro sarà un modello di altoparlante
disegnato da Timet e che verrà installato sia
a terra che a varie altezze, sui platani e i tigli
che costituiscono la varietà arborea del percorso:
la diffusione sarà totalmente mimetizzata con
l´ambiente e direzionata dal/sul cespuglio di
rose. Segnali di percorso dunque, ma essi stessi segni
di una storicità espressiva. Il cespuglio di
rose costituirà il segno continuo della nostra
presenza acustico-spaziale all´interno del parco.
Musicalità: maschilità e forza;
liricità esposta.
Trasfigurazione, segnata da una forte riconoscibilità e
collocabilità storica dei frammenti musicali.
b- Prato antistante la Limonaia
Nel prato antistante alla Limonaia si colloca un oggetto
sonoro in legno-marmo-resina che denominiamo Sarcofago
o simulacro della limonaia. Sul bordo/ Su una parete/
del Sarcofago è riportato come in filigrana
il segno/ la traccia delle linee architettoniche che
più connotano la fabbrica della limonaia, sottolineando
così la valenza di transfert assegnata all'oggetto
sonoro.
Il riferimento e la collocazione vogliono risarcire il
parco di uno spazio sottratto, di una memoria interrotta:
l´interruzione dei percorsi botanici e iniziatici che
snodandosi attorno e attraverso la Limonaia connettevano
le due anime del parco, esigono una ricostituzione del
circolo interpretativo
fruitore-traccia-conoscenza abitativa-distanza temporale-espressione
che segna profondamente l’identità metastorica
dell´esperienza estetica.
Musicalità: voce femminile, effetti di canto
libero ed effetti vocali inconsueti; metafora guida:
trattenimento, intrattenimento, lontananza, intelligenza,
saggezza, interrogatività, cambiamento, alleggerimento,
orgoglio; forme musicali a 2 voci.
c- Boschetto nei pressi del Sarcofago nel prato antistante
la Limonaia.
Procederemo alla sonorizzazione del boschetto nel prato
antistante la Limonaia, alla destra del Sarcofago.
Qui saranno collocati altoparlanti in bambù, cercheranno
una resa leggera, libera-animale della Luisa intrappolata.
Musicalità: femminilità trasformata in
insetti e altre animalità.
d- Verso la zona Selvatica del parco.
Almeno 2 postazioni di rose e altoparlanti riprendono
il percorso dal prato antistante alla Limonaia, attraverso
la scaletta, verso la zona selvatica del parco. Inizia
un´ascesa del segnale della rosa e del suo corrispettivo
sonoro. Il cespuglio di rose è qui collocato nella
scaletta a salire; sarà poi variamente collocato
in alto, in totale simbiosi con l’altoparlante
e il leccio.
Musicalità: inizia la trasfigurazione del canto
romantico in melismi bizantineggianti.
d 1- la statua del Petrarca.
La statua verrà resa un piccolo teatro di bambù e
rose inaccessibile, per preservare la sua integrità,
per rendere la sua presenza nel parco ancora possibile
e comprensibile.
e- Radura nel Selvatico.
Nel percorso verso la zona Selvatica s´incontra
una radura. Sospeso nel centro della radura collocheremo
un altoparlante a pendolo meccanico (oscillante), intessuto
in una rete d’acciaio a 8-10 metri d´altezza,
circondato da una corona di altoparlanti in plexiglass
disegnati da Andres Bosshard.
Musicalità: nella radura il pendolo diffonde
un morphing continuo tra il canto umano maschile e femminile,
ma anche la loro trasformazione in pura armonia del rumore;
una corona di suoni e rumori attorno al pendolo recita
la forza della città armonica per eccellenza,
l’orchestra trasfigurata.
La presenza della torre dedicata all´osservatorio
astronomico ci ha spinto a definire la radura come luogo
d´osservazione acustica di un universo come tale
ovunque rappresentabile e vivibile. Osservazione dell´intero
arco animale. Forte assunzione: vita pubblica come meta-mondo,
luogo di tutte le vite e tutte le morti, in un’unica
danza fertile. Rispetto e libera complessità s’intrecciano
nel dominio della bellezza convivibile, condivisibile.
f- Andando verso l´entrata da Via Pisana.
La città è ormai acusticamente invadente.
Tutt’intorno segni del senso iniziatico ed esoterico
che il percorso del parco ha ormai assunto (si noti nella
scalinata rivolta a Via Pisana la divinità egizia
con ai piedi la donna nuda sconsolata, recentemente vandalizzata).
Allontanandosi dalla radura, altri segnali di rose, lentamente
degradano e indeboliscono l’intero intervento
installativo, fino ad incontrare l’improvviso e
imprevedibile
strepitio aereo di un animale eolico-meccanico,
un ultimo guardiano del parco o un nuovo fuggiasco dalla
commedia
cittadina.
Musicalità: strepitii d’animale votivo
alla natura della parco.
g- l’osservatorio.
Salendo dalla radura verso Monte Oliveto s’incontra
un altro manufatto in rovina, l’Osservatorio. Ai
suoi lati, al posto della scalinata crollata, costruiremo
delle alte grate di bambù; sottolineano la struttura
e la funzione mancanti, vorrebbero istruire sulla ristrutturazione
necessaria dell’antica forma. Dal suo interno fuoriescono
suono e rose.
Musicalità: urlo interno e sue varie modulazioni.
N.B.
Il nostro intervento complessivo vuol anche essere una
monitorizzazione di sicurezza per l’intero parco
della Villa Strozzi al Boschetto: l’esposizione
al pericolo di atti vandalici del sistema parco è grande.
Comunicheremo alla stampa e alle autorità qualsiasi
atto di violenza verranno a subire le nostre presenze
installative, saremo come sensori amorevoli sebbene
transitori.
Lorenzo Brusci-Timet
view on the sonic map. [watch>]
Le precondizioni informative e le loro implicazioni
sul piano installativo sono dei legami necessari per
la costante attingibilità delle fonti che hanno
guidato la realizzazione dell’installazione.
In rete dislocheremmo un ulteriore simulacro dell’installazione,
con l’integrale disponibilità delle sorgenti
storiche e musicologiche che costituiscono l’operazione
Timet-Stefano Passerotti.
Un’etica della complessità ci spinge a leggere
nell’elettronica di rete una costante reversibilità e
interrogabilità del contenuto informativo che
pone in relazione l’intero organismo installativo.
Comunità integra quella che permette la creazione/fruizione
di nuove individualità espressive, affiancando
loro la continua attingibilità delle fonti storiche
che le costituiscono, definendo il nuovo come simbolicità continua.
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